domenica 26 ottobre 2014

Stato e violenza


Quando si ragiona di politica, per quanto retorica si possa fare, si ragiona di come organizzare la violenza. La ricetta statalista prevede la concentrazione dell'uso della violenza in un unico soggetto monopolista entro un ben preciso territorio. Per quanto ci si possa sforzare per inventare e realizzare meccanismi di controllo di tale soggetto monopolista basati o meno sul consenso, rimane una sproporzione, un abisso incolmabile tra cittadino e stato: da una parte l'individuo indifeso dall'altra parte un potere senza limite e irrefrenabile.

martedì 21 ottobre 2014

Di nuovo online i miei articoli pubblicati sul LegnoStorto


Su LSblog, nella sezione Heri Dicebamus sono stati recuperati i vecchi articoli del LegnoStorto, tra cui i miei. E' sufficiente impostare come autore Vito Foschi nel form di ricerca.

http://www.lsblog.it/index.php/heri-dicebamus

Buona lettura!

domenica 19 ottobre 2014

Il diritto di resistenza nel catechismo della Chiesa Cattolica

Riporto due articoli del catechismo della Chiesa Cattolica che esplicano in maniera chiara il diritto di resistenza, ovvero del diritto dell'individuo a resistere al potere ingiusto. Ne parlo anche nel mio libro nel capitolo "I cattolici e il censimento". Per chi non lo avesse ancora fatto il libro è scaricabile dal seguente link:

http://www.lionmedia.it/shop/?product=piccolo-manuale-della-liberta


Catechismo della Chiesa Cattolica:

2242 Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d'obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” ( Mt 22,21 ). “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” ( At 5,29 ).

2243 La resistenza all'oppressione del potere politico non ricorrerà legittimamente alle armi, salvo quando sussistano tutte insieme le seguenti condizioni: 1. in caso di violazioni certe, gravi e prolungate dei diritti fondamentali; 2. dopo che si siano tentate tutte le altre vie; 3. senza che si provochino disordini peggiori; 4. qualora vi sia una fondata speranza di successo; 5. se è impossibile intravedere ragionevolmente soluzioni migliori.

Precisiamo che anche San Tommaso afferma: «Chi uccide il tiranno è lodato e merita un premio». 

domenica 5 ottobre 2014

Gli Ordini e la Manovra



pubblicato su "Il Legno Storto" il 15 luglio 2011;



di Vito Foschi

In questi giorni di turbolenze sui mercati con il differenziale fra Bund e Btp ai massimi, e con il rendimento dei Bot al 3,67% si è stati costretti ad approvare la manovra finanziaria in tutta fretta per evitare conseguenze ben peggiori. Un aumento dei tassi interessi oltre a causare un aumento dei costi di finanziamento del debito pubblico rischiando di vanificare gli effetti della manovra provoca il deprezzamento del valore dei BTP che debbono allinearsi al nuovo tasso. Questo aggrava i problemi delle banche italiane grande detentrici di BTP. Di fatto si troverebbero nella necessità di svalutare i titoli che hanno in pancia con le ovvie ripercussioni sul valore delle loro azioni. Insomma un effetto a catena dagli effetti quantomeno pericolosi.
In questo contesto si è inserita la discussione della finanziaria e dell’ormai famigerato emendamento che introduceva l’art. 39 bis che avrebbe abolito gli ordini professionali e liberalizzato il settore delle professioni. Questo emendamento ha scatenato l’ira dei parlamentari avvocati e notai appartenenti al Pdl che hanno minacciato di non votare la fiducia alla finanziaria se non veniva bloccato il famoso art. 39 bis. A loro si sono aggiunti i rappresentanti delle professioni minacciando scioperi e stracciandosi le vesti per il fatto di essere stati equiparati alle imprese. Su quest’ultimo punto, chiederei ai liberi professionisti se lavorano per la gloria e non per portare la pagnotta a casa come tutti gli altri uomini e donne.
Al di là di considerazioni sulla necessità o meno dell’abolizione degli ordini professionali, istituiti, non dimentichiamolo, dal regime fascista, ed il Tea Party si schiera apertamente con l’abolizione e per un sistema di libere associazioni in concorrenza fra loro, quello che colpisce è la difesa corporativa ad oltranza. Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo in questi giorni, con il non tanto remoto rischio di default, colpisce l’ostinazione degli ordini che antenpogono i loro interessi personali a quelli del paese. Anche le opposizioni con tutti le giravolte del caso hanno in qualche modo offerto la loro collaborazione di fronte all’emergenza. Invece avvocati e notai di fronte all’emergenza cosa fanno? Minacciano di non votare la manovra. Siamo ragionevoli e quindi capiamo la difesa corporativa, ma di fronte al rischio di default, la cosa lascia sinceramente allibiti.
Infine l’emendamento è stato stralciato dalla finanziaria ripiegando su una più generica riforma da fare più in là e questo la dice lunga sul potere di interdizione degli ordini professionali. Questo fa nascere seri dubbi sulla reale possibilità di fare una riforma degli ordini professionali. Se di fronte al rischio default è prevalso l’interesse corporativo, in una situazione normale cosa potranno fare Parlamento e Governo? Ci si chiede se il Parlamento rappresenti veramente gli elettori o se sia solo una dipendenza degli ordini professionali, perché di fatto hanno dimostrato un’enorme potere di interdizione, in particolare avvocati e notai.
Considerato ciò, ci permettiamo di chiedere ai rappresentanti di tali categorie di far approvare un emendamento per una sforbiciata alle tasse, per l’eliminazione delle provincie ed infine, dato che le imprese fanno loro orrore, per privatizzare Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Rai.
Concludendo, questo emendamento è l’emblema della situazione italiana, dove il potere di interdizione delle lobbies blocca qualsiasi possibilità seria di riforma lasciando sprofondare il paese sempre più nella stagnazione economica e nei debiti.